L’ISOLA DI MOTHIA, TERRA DEI FENICI IN SICILIA

( CLAUDIO D’ANGELO )
Nella punta nord occidentale della Sicilia, di fronte a Marsala, si sviluppa la cosiddetta Laguna dello Stagnone, un’area marina di grande bellezza le cui isole sono costituite da un’alternanza di paludi salmastre, saline, pozze d’acqua dolce, giuncheti, macchie sempre verdi che creano un incantevole scenario naturale con una miriade di colori e tramonti mozzafiato.
La Laguna è chiusa a ovest dall’Isola Lunga e a est dalla costa siciliana, mentre al centro si trova l’Isola di San Pantaleo, sede della colonia fenicia di Mothia, e le altre due piccole isole di Santa Maria e di Scuola. La vegetazione spontanea e la fauna qui variano in relazione alla distanza dal mare. Lungo le coste, ad esempio, hanno trovato il loro habitat ideale la Posidonia e la Calendula marina, presente esclusivamente nella Sicilia Occidentale. Nelle zone umide invece, trovano il loro rifugio ideale milioni di uccelli in migrazione dall’Africa come gli Aironi cenerini, i Cavalieri d’Italia, le Avocette e i Gheppi.
Fondata dai Fenici nell’VIII secolo a.C., grazie alla sua posizione geografica vicina all’Africa che la rendeva punto di transito obbligatorio per le rotte commerciali verso la Spagna, la Sardegna e l’Italia centrale, in breve tempo Mothia fu trasformata in uno degli snodi più importanti del Mediterraneo. La città era difatti circondata da bassi fondali per garantirsi una buona difesa dagli attacchi nemici e offrire un sicuro attracco per le navi.
Proprio grazie alla sua posizione l’isola divenne oggetto d’interesse da parte di diversi popoli, come i Cartaginesi prima e i Greci dopo, in lotta per il predominio della Sicilia.
Il Prof. Lorenzo Nigro dell’Università “La Sapienza” di Roma, che da moltissimi anni lavora nel recupero delle mura di Mothia, afferma che Mothia e Cartagine, fondate dalla città Fenicia di Tiro, per oltre due secoli ebbero una di vita parallela.
Poi, continua il Nigro, alla metà del VI secolo a.C. avvenne un cambiamento, dove Cartagine prese il sopravvento perché riuscì a mettere in piedi una forza militare. Dal VI secolo a.C. Mothia si trasformò, i Cartaginesi la conquistarono, la rasero al suolo e la ricostruirono da zero. Il piccolo centro di Mothia diventò una città e furono realizzate grandi opere pubbliche come le fortificazioni, le strade e i porti. Mothia era collegata alla terraferma da una strada, la strada era collegata ai porti e fungeva da banchina per le navi, dove erano scaricate le merci e portate nella città murata. L’idea di un’isola collegata con una strada ci ricorda molto da vicino Tiro.
Questa esposizione ci lascia sbalorditi perché difficilmente abbiamo pensato ai Cartaginesi come un popolo differente dai Fenici. E invece, come evidenzia il Prof. Nigro, Cartagine rase al suolo Mothia e, in sequenza, si pensa che fece altrettanto con tutti i più grossi centri Fenici del Mediterraneo centrale e occidentale, città facilmente conquistabili perchè privi di difesa murata.
Da queste prove possiamo immaginare che i Cartaginesi, pur avendo assimilato molte usanze Fenicie, erano un popolo differente che a partire dal VI secolo a.C. distrussero i vari centri commerciali Fenici, sostituendoli.
E’ risaputo che, nelle fasi successive, Mothia divenne il principale centro Cartaginese in Sicilia e nel 397 a.C. fu rasa al suolo definitivamente da Dionisio il Vecchio, tiranno di Siracusa.
Foto 1 – L’isola di Mothia;
Foto 2 e 3 – Ricostruzione della città di Mothia murata; La citta’ fenicia di Tiro

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