CONTE SOTTO PRESSIONE, SI BARCAMENA. UN PAESE STANCO E INQUIETO

Giuseppe Conte si barcamena, in una situazione oggettivamente complessa e difficile, da ogni punto di vista e annuncia la cosiddetta fase due.

In buona sostanza poche variazioni, fino al 18 Maggio gli “arresti domiciliari” continuano. Riaprono però molte attività industriali, non solo manifatturiere e il commercio all’ingrosso.

Gli umori popolari sono accesi, c’è comprensibile insoddisfazione e stanchezza dopo due mesi di clausura forzata, con timori fondati per un crollo dei redditi e del lavoro, a seguito del blocco per pandemia.

La stessa emergenza sanitaria subisce i contraccolpi di visioni ormai opposte, lanci di accuse, divisioni tra oltranzisti e moderati, dati ufficiali messi in discussione e ombre pesanti sulla gestione tecnocratica della intera vicenda sin dall’inizio. Si è avuta la forte sensazione, da più parti, che i vertici delle diverse organizzazioni sanitarie avessero tentato di prendere possesso, di fatto, delle leve di governo in materia, attraverso l’insorgere acuto dell’epidemia. Sarebbe stato molto grave dal punto di vista istituzionale, giuridico e democratico. Oms, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Superiore di Sanità, Task force e Agenzie varie medico-farmacologiche sono sempre, si ricordi, organi ausiliari, di consulenza e di supporto agli organi politico-istituzionali.

Il fantasma della tecnocrazia si aggira sempre nelle società da governare e bisogna saperlo riconoscere e aggirarlo con determinazione.

In questo quadro estremamente articolato, il Premier Conte, si muove come può, lanciando messaggi da decifrare.

Indubbiamente subisce enormi pressioni nei palazzi, ma sa gestirle. Tra le righe, nell’ultimo discorso in conferenza stampa, ha fatto capire che alcuni ambienti tecnici propendono per una linea molto dura e protratta nel tempo, che lui non condivide.

Dietro le quinte c’è indubbiamente una grossa battaglia, anche politica, in corso. La cartina tornasole da questo punto di vista è costituita soprattutto dalle vicende economiche e finanziarie e il confronto serrato con l’Unione Europea. Conte, da un lato dice che con il Recovery Fund, è stato raggiunto un risultato storico, ed in parte è vero , nel senso che sarebbe la prima volta che si decide di istituire un fondo con debito comune, sebbene finalizzato solo alla ricostruzione.

Niente degli Eurobond immaginati e richiesti dall’Italia, sebbene anche quelli, sarebbero stati a debito. Siamo sempre e comunque sul condizionale anche per il Recovery Fund, intanto perché è al momento solo una proposta, poi perché non sono affatto fissati quantità, modi e tempi. Germania, Olanda e fronte del Nord continentale, sono tutt’altro che disponibili a fare concreti passi avanti solidali.  Tutto è rimandato al 6 Maggio, ma di fatto a Giugno, con eventuali erogazioni a cittadini e imprese mesi dopo. Nel frattempo l’Italia collassa.

Domenica scorsa è intervenuto anche Paolo Gentiloni, Commissario Ue, il quale molto sinceramente e laconicamente ha ammesso che non sarà affatto facile far convergere tutti i Paesi su bilanci comuni ed in ogni caso all’Italia servono somme ben maggiori di quelle di cui si parla, ed in buona parte anche a fondo perduto. Ha anche affermato che i principi di libertà dei cittadini italiani e i loro diritti, garantiti dalla legge, non possono essere messi in discussione.

La verità è che l’Europa, l’Unione, è entrata ormai in un imbuto, qualsiasi decisione prenda finanziariamente, non solo non è risolutiva, ma soprattutto mette in discussione i caposaldi della suo essere fin qui, dalla fondazione. Dovrebbe ammettere, che così come è stata concepita e attuata, l’Unione europea non può più esistere. Siamo all’inizio di fibrillazioni e scossoni molto forti a Bruxelles.

Conte lo sa bene, sa che una parte della sua maggioranza, il Pd, ma anche Italia viva di Renzi, soffre naturalmente molto del divenire degli eventi, costretta ad essere conservatrice, e non lo aiuta fino in fondo. Tutto questo gonfia le opposizioni, interpreti del malcontento sempre più diffuso. In Veneto addirittura, per bocca del governatore Luca Zaia, si sarebbe pronti a clamorose manifestazioni pubbliche di protesta sociale e politica e lo stesso si teme a un livello più nazionale. La situazione è ribollente e Conte lo percepisce bene, un termometro è anche la base dei Cinquestelle, molto rumorosa.

Molti giuristi accreditati, tra l’altro, sono scettici sul profilo dei provvedimenti adottati dal Governo e sulla compatibilità costituzionale. La gente ovunque nel paese è ancora disponibile a misure di contenimento per la sicurezza sanitaria, ma pretende chiarezza e massima trasparenza sulla realtà dei fatti, sui dati e sulle cure adottate e adottabili. Non a caso, in conferenza stampa, il Premier per la prima volta ha parlato, a proposito del coronavirus, di cure, prima di vaccino, qualcosa evidentemente si muove.

Nessuno può accettare lo spettro di un fermo a oltranza della popolazione, da Stato che non rispetti i diritti costituzionali della persona, a cominciare da quello di libertà. Nessuno può ancora accettare che il Paese non sia libero di decidere il suo destino economico e finanziario, con e senza Europa, con e senza euro.

Anche questo Conte lo sa bene, ed in effetti ha sempre sostenuto che si dovrà fare di tutto per salvare l’Italia, la sua autonomia, per farla rinascere e prosperare come merita, senza vincoli esterni che la incatenino ad arte.

Conte, questa ultima volta, in televisione, ha indossato una bella cravatta con al centro il simbolo della bandiera italiana.

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