IL CALCOFONO, ANTICHISSIMO STRUMENTO MUSICALE IN BRONZO NEL SUD ITALIA

ASSOCIATO AL CORREDO DELLE SEPOLTURE FEMMINILI DI PERSONAGGI IMPORTANTI DELL’ARTE O DEL SACERDOZIO, ANCHE PRIMA DELL’ VIII SEC A.C. E DIFFUSO NEL MERIDIONE, SOPRATTUTTO BASILICATA, CALABRIA E SICILIA.

 

( Claudio D’Angelo)

Il calcofono è uno strumento musicale molto antico, basti pensare che non si trova niente di simile dopo la nascita dell’antichità classica. Esso era realizzato in bronzo e composto da quindici tubi a spirale connessi a due piastre, anch’esse in bronzo, forate con volute ai lati (Foto 1). Il suono era apparentemente generato dalla rotazione delle spirali, che sfregavano tra loro quando stimolate dalle dita, come si vede in antiche rappresentazioni.
L’archeologa Paola Zancani Montuoro fu la prima a studiare un esemplare a corredo di una sepoltura femminile di Francavilla Marittima (Cosenza) e, capendo che aveva una funzione musicale, gli mise il nome di Calcofono. L’interpretazione di questi oggetti come strumenti musicali è basata su un rilievo di una pisside (contenitore sacro) in avorio ritrovata a Nimrud (nel nord della Siria) in cui si rilevano esemplari musicali appartenenti alla medesima tipologia (Foto 2).
La pisside di Nimrud, rappresenta una processione di cinque musiciste femminili e ci fornisce anche informazioni sulla tecnica di esecuzione: le dita delle donne sono infatti raffigurate mentre scorrono verticalmente in modo da far risuonare l’oggetto.
Quasi tutti gli esemplari di Calcofono furono ritrovati con altri idiofoni (strumenti musicali il cui suono è prodotto dalla vibrazione del corpo stesso), che sembrano identificare la defunta come una figura di alto rango nella comunità, probabilmente una sacerdotessa, ma anche una suonatrice o danzatrice, che si esibiva nel contesto di cerimonie rituali dove la musica aveva un ruolo di primo piano. Tra l’altro, essendo lo strumento accuratamente elaborato, si pensa che doveva avere un importante significato religioso.
Negli anni altri Calcofoni furono scoperti in contesti funerari di tombe datate VIII secolo a.C., anch’essi emersi su tombe riferite a sepolture di donne dell’Italia Meridionale (Basilicata e Calabria) e della Sicilia. Addirittura uno strumento somigliante al Calcofono appare nel tardo IV secolo a.C. su alcuni vasi apuli e viene chiamato “Sistro Apulo o Italico”.
Calcofono di Echetla.
Tra le tipologie di sepolture presenti nella città Sicula di Echetla (poi chiamata Occhiolà e successivamente Grammichele) ci sono delle grandi giare in ceramica in grado di ospitare al proprio interno il corpo del defunto. Si tratta di un rito di stile orientale che riprende il concetto dell’origine dell’uomo plasmato dalla terra. (foto 3)
In tale contesto, dentro una di queste giare contenente i resti di una donna, è stato rinvenuto un Calcofono, strumento musicale che veniva indossato come una collana dalle donne che accompagnavano la musica con movimenti di danza e riti legati certamente a un aspetto religioso.
(foto 4) Un Calcofono identico a quello di Echetla è stato rinvenuto nel territorio di Adrano e oggi lo ritroviamo esposto al Museo Archeologico di Adrano. (foto 5)
Nel volume “Musica e suoni nell’antica Europa” di Stefano De Angeli, Arnd Adje Both, Stefan Hagel, Peter Holmes, Raquel Jiménez Pasalodos, Cajsa S. Lund, lo studioso Placido Scardina scrive: “Per quanto riguarda i Siculi, popolazione indigena che viveva durante la prima età del Ferro nella parte orientale della Sicilia, importanti ritrovamenti comprendono manufatti in grado di produrre suoni, come strumenti a scuotimento in bronzo e terracotta, scoperti in tombe femminili.
Vi sono inoltre alcuni esempi di scene con attività musicali nell’arte figurativa dei Siculi; tra questi vale la pena ricordare un interessante cratere in bronzo da Monte San Mauro, datato al VI sec. a.C. Il vaso è decorato con una scena di musica e danza che comprende quindici personaggi; vi sono infatti tre gruppi di danzatori che si muovono al suono di aerofoni bicalami suonati da tre uomini che indossano lunghe tuniche. La phorbeiá (una sorta di bavaglio forato sulle labbra composto anche da cinghie passanti sulla testa – serviva probabilmente per aiutare il musicista a mantenere stabile lo strumento durante i movimenti e mantenere costante il flusso dell’aria) indossata da uno dei musicisti, è un indizio dell’assimilazione del suo uso presso i Siculi di Monte San Mauro a partire dalla metà del VI sec. a.C. Il linguaggio figurato del cratere si associa a modelli Corinzi, sebbene potrebbe riflettere aspetti performativi e musicali dei comportamenti rituali tipici dei Siculi”.
Foto 1 – Calcofono ritrovato a Francavilla Marittima, oggi esposto al Museo di Sibari;
Foto 2 – Pisside in avorio ritrovata a Nimrud;
Foto 3 – Giara in ceramica in cui veniva custodito la defunta con strumenti musicali;
Foto 4 – Calcofono di Echetla;
Foto 5 – Calcofono di Adrano;
Foto 6 – Cratere con volute in bronzo di Monte San Mauro.

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