SERIE A, L’INTER STACCA LA JUVE DI QUATTRO LUNGHEZZE ED E’ SEMPRE PIU’ PROFONDO NERAZZURRO

Dopo ventitré giornate di campionato e la gara con l’Atalanta da recuperare, rimandata per via della Supercoppa italiana disputata in Arabia Saudita, dall’alto dei suoi cinquantasette punti, cinquantuno reti all’attivo e dieci subite, l’Inter di Simone Inzaghi è sempre più sola al vertice della classifica che si tinge
fortemente a tinte nerazzurre.

Miglior attacco e miglior difesa che può vantare persino il numero impressionante di tredici clean sheet all’attivo, in pratica più della metà delle partite disputate, e con un gioco sempre propositivo, la squadra milanese è semplicemente prima in tutto. Oggi, dunque, non resta che tesserne le lodi per l’immenso lavoro svolto dalla società, a cominciare dalla campagna acquisti e cessioni conclusasi alla fine del mercato estivo. Partito l’ex numero uno Onana, destinazione Manchester United, con i cinquanta e più milioni di euro incassati, si palesa tutta la bravura e competenza dell’amministratore delegato Beppe Marotta. Il Ceo nerazzurro, infatti, non solo riesce a trovare un degno sostituto a cifre abbordabili, che risponde al nome di Sommer prelevato dal Bayern Monaco con una misera spesa di sei milioni, ma fa registrare anche, da parte del sodalizio del Gruppo Suning, una plusvalenza non indifferente nell’affare che ha portato il portiere camerunense ai Red Devils.

Stesso discorso vale per la difesa, dopo che Skriniar ha concluso la sua avventura all’ombra della Madonnina, accettando le lusinghe economiche del Paris Saint Germain. Nessun rimpianto, o pochi forse, perché al suo posto arriva niente poco di meno che Pavard, campione del mondo con la nazionale francese nel 2018 e pluridecorato difensore del Bayern Monaco dove ha vinto praticamente tutto in Baviera.
E sempre su questa falsa riga, alla corte di mister Inzaghi, giungono pure Carlos Augusto, talentuoso esterno sinistro messosi in luce la scorsa stagione nella vicina Monza, Frattesi, promettente centrocampista del Sassuolo ed in chiave azzurra, ed infine Marcus Thuram, figlio di cotanto padre nonché tra i più
forti difensori al mondo della sua generazione.

Insomma un mercato, verrebbe da dire, usando un’espressione tanto in voga, oggi, decisamente sostenibile. Questo a testimonianza come nel calcio non conta soltanto spendere per vincere, poiché ancor prima della solvibilità economica di un club e dei suoi asset finanziari, servono le competenze giuste e quelle, di certo, non si possono comperare. E l’Inter queste specifiche conoscenze della materia le ha nelle figure dirigenziali di Piero Ausilio e Beppe Marotta, artefici, dietro la scrivania, di molti dei successi nerazzurri.

Una programmazione corretta a livello societario, talvolta, può sopperire a risorse insufficienti che non consentono di competere con i club più ricchi nell’acquisto di un calciatore piuttosto che di un altro. Certamente, “ça va sans dire”, per non voler asserire che è lapalissiano, la capacità di spesa legata non necessariamente ai risultati, ma alla stabilità economica di una società, rappresenta quel “quid pluris”, ovvero quel qualcosa in più che serve ad ammortizzare un colpo di mercato sbagliato senza dover patire, nella stagione successiva, la mannaia del fair play finanziario costringendo, suo malgrado, il club a doversi rifinanziare cedendo qualche pezzo pregiato e indebolendo il roster dal punto di vista tecnico.

Orbene, sulle ali di un legittimo entusiasmo, adesso, seppur restando con i piedi ben saldi a terra e senza voli pindarici, i tifosi della Beneamata possono sognare una primavera dove, a coronamento degli sforzi profusi, la loro squadra potrebbe fregiarsi del ventesimo tricolore che le regalerebbe la seconda stella da apporre sulle magliette del prossimo anno. Un vessillo, peraltro, che li porterebbe a superare, in quanto a scudetti vinti, i cugini rossoneri fermi a diciannove titoli. Pertanto riecheggino pure, nelle menti del popolo di fede nerazzurra, le parole del “Va, pensiero”, uno dei cori più noti della storia dell’opera, del
Nabucco di Giuseppe Verdi con cui esordì il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala di Milano. Perché, per una volta, “La Scala del Calcio” e non in senso traslato, ma realmente, potrebbe tornare ad essere proprio San Siro, casa dell’Internazionale.

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